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Intervista ad Alfonso Marco Pavone, il fisioterapista della Materdominivolley.it Castellana Grotte

Per svolgere questa professione ci vuole passione. Bisogna sempre rispettare i canoni del lavoro e quelle che sono le leggi della medicina, poi ovviamente questa attività va supportata dagli studi universitari.” spiega Pavone

In questa surreale situazione, il fisioterapista della Materdominivolley.it Alfonso Marco Pavone, e in un momento in cui non possiamo che rispettare le indicazioni del Governo che pensa alla nostra salute, incoraggia tutti i suoi atleti e augura al movimento di ripartire nel migliore dei modi.

Ha un’ottima preparazione professionale il fisioterapista della Materdomini Alfonso Marco Pavone, data sia dal suo qualificato percorso di studi, che dalla sua ottima manualità, appresa dopo tanti anni di esperienza lavorativa sul campo della fisioterapia. È infatti lui, insieme a tutto lo staff, che si occupa di riportare l’atleta al meglio delle sue attività psico-fisiche. Un mestiere quello di Pavone certamente da non sottovalutare, considerando che segue tutto quello che è il movimento della squadra nell’arco della giornata, e che è ovviamente legato alla preparazione e all’attività sportiva del pallavolista. Il lavoro del fisioterapista però va a toccare anche la sfera personale: infatti tra lui e gli atleti si viene a creare un vero e proprio rapporto umano, in quanto è proprio durante le sue sedute che si ha un confronto psicologico, dato ovviamente dalla fiducia che l’atleta ripone in chi gli sta difronte; quindi è fondamentale riuscire ad approcciarsi in maniera corretta con il paziente in questione. Quando si lavora con atleti di un certo livello, sempre al centro dell’attenzione mediatica, le luci vanno per riflesso a colpire le persone che lavorano dietro le quinte, che dunque si trovano a dover fare i conti che questo stress porta, perché è sufficiente un infortunio per rimettere tutto in discussione.

Dal 2016 sei il fisioterapista presso il club pallavolistico della Materdominivolley.it. Puoi parlarci della tua attività?

Dopo aver avuto un colloquio con i vertici della società, dal 2016 ho accettato ben volentieri di iniziare questo percorso lavorativo con la Materdominivolley.it Castellana Grotte. Seguo tutto quello che è il movimento della squadra nell’arco della giornata: dalle terapie che si svolgono prima dell’allenamento, le terapie per il recupero di eventuali infortunati, per poi seguire quella che è tutta l’attività della squadra che si allena. In parole più semplici mi occupo di tutto quello che è legato alla preparazione all’attività sportiva e sempre in accordo con il coach: quindi i massaggi, le terapie, i bendaggi funzionali; tutto quello che concerne l’atleta e la preparazione allo sforzo. Poi c’è la fase dell’allenamento, al termine del quale bisogna cercare di ridurre al minimo quello che è stato lo sforzo per il pallavolista, cercando di ripristinare un po’ quelle che sono le attività principali, sia muscolari che osteoarticolari, permettendo loro di smaltire così la fatica in modo che il giorno dopo possa presentarsi in una condizione migliore.  

Tra il fisioterapista e l’atleta che tipo di rapporto viene a formarsi?

Durante la mia attività si ha un confronto con l’atleta tutti i giorni, che va dall’approccio terapeutico al nervosismo da spogliatoio e quant’altro: insomma, tutto quello che appartiene alla sfera del singolo individuo. Quando il pallavolista è sul lettino è un momento in cui si sente protetto. Il sentirsi trattato, sia che si tratti di un massaggio o di una terapia, gli dà un senso di protezione, e in quella fase nasce anche il rapporto umano che agevola tantissimo quella che è la nostra attività, ed è un grande supporto per noi e di riflesso anche per la società.

Quando è iniziato il tuo percorso lavorativo per le squadre sportive?

Ho iniziato a fine 2013 ed inizio 2014, quando venni coinvolto in un’attività professionale presso una squadra di calcio dilettantistica di prima categoria a Gioia del Colle sino a quando poi firmai il contratto con la Materdominivolley.it e in contemporanea ho collaborato anche per due stagioni sportive con la pallavolo femminile della società Volley Grotte.

La tua figura professionale è riconosciuta sia dalla squadra che dallo staff tecnico. Ti capita di sentire il peso della responsabilità prima di una partita?

Sì tantissimo. Diciamo che nello svolgere questa attività come me, con un grande senso di coscienza professionale, con una grande passione, ma soprattutto con un desiderio di riuscita e con l’ambizione che tutto abbia un seguito positivo, la partita la si guarda sotto un altro aspetto. Noi lavoriamo molto sotto l’aspetto fisico, quindi il giocatore che durante la partita manifesta un problema, o che magari lo ha avuto fronte alla partita, ovviamente gli impedisce di essere al 100%, e questo gli limita le sue capacità, e quindi la sua attività. Su qualsiasi infortunio o banale problema mi confronto con coach Castellano, il quale essendo stato un ex pallavolista, riusciamo a parlare la stessa lingua e quindi sono più agevolato nel condividere le responsabilità e le motivazioni che possono esserci dietro a determinate scelte. Per noi questo è un grandissimo senso di responsabilità, e quando finisce la partita e fila tutto liscio, ci sentiamo molto più partecipi in positivo di quello che è stato il risultato. Poi, chiaro che non è merito nostro perché noi partecipiamo in piccolissima parte, ma quella piccolissima parte ci riempie di orgoglio, e ci dà grande soddisfazione. Però non sempre le cose filano così lisce, può anche accadere talvolta che un giocatore subisca un infortunio, e lì il rammarico è molto alto. Questo per far capire che anche noi viviamo tantissimo la partita.

Segui anche la squadra nelle trasferte?

Certo, seguo sempre la squadra. Io sono sempre presente con loro, ogni giorno: prima dell’allenamento, dopo l’allenamento, in quella che è tutta la loro attività, e in più seguo la squadra in tutti quelli che sono gli spostamenti, dal ritiro estivo fino a tutte le trasferte del sabato e della domenica.

Dietro le trasferte vi è un grande lavoro?

Se giochiamo in casa rimaniamo al Pala Grotte, ma se andiamo fuori ovviamente si sta in albergo, quindi devo preparare tutto il materiale, tra cui quello che è necessario alla fisioterapia, il materiale da portarmi in albergo, e infine quello per il palazzetto. Vivendo tutto il giorno con la squadra, conosco le esigenze di tutti, le necessità a 360°, e cerco sempre di organizzare il lavoro e il materiale assecondando quelle che sono le esigenze dei miei pazienti, ovvero i pallavolisti. Le trasferte solitamente avvengono il sabato in pullman o in aereo. Arrivati in albergo e dopo cena, molti di loro se hanno bisogno di essere trattati a causa dei doloretti provocati dal lungo viaggio sono soliti raggiungermi nella mia stanza dove viene effettuato il trattamento. Insomma, si cerca di ottimizzare il tutto in modo da non far sentire loro il peso della trasferta e affrontare in condizioni ottimali la partita del giorno successivo.

L’ambiente della pallavolo porta con sé anche un certo livello di stress?

Sì e no.  Io ho una grandissima fortuna perché amando il mio mestiere e la pallavolo riesco a sovrapporre quella che è una passione a quello che è un impegno lavorativo professionale, e questo mi aiuta tantissimo a smaltire lo stress.  D’altronde, lo staff riesce a gestire il tutto in maniera ottimale e sinergica. È ovvio che se poi bisogna raggiungere degli obiettivi lo “stress” aumenta, noi facciamo del nostro meglio ma sono sempre i giocatori che scendono in campo a decidere le sorti dell’incontro.  

Nel tuo caso specifico come riesci a gestire lo stress?

Diciamo che riesco a controllare molto bene lo stress. È chiaro, nei match più importanti dove ci sono degli obiettivi ben precisi da raggiungere, non riesco gestire il self control e mi sento quasi il giocatore che deve scendere in campo a lottare. È normale che accada ciò quando si ama e si lavora per la propria squadra. Infatti, in alcuni casi e soprattutto nel prepartita cerco distrarre in altro il pensiero, in tal modo, riesco a placare l’ansia e ad affrontare in maniera ottimale il mio lavoro.    

Il tuo lavoro ti porta ad essere sempre disponibile in supporto alla squadra?

Questo per noi è un vanto, il renderci sempre disponibili, e sempre pronti ad agire per soddisfare quelle che sono le esigenze di uno sportivo professionista, e le loro esigenze le hanno 24 ore su 24. Per loro, sono quasi un fratello maggiore, soprattutto i ragazzi più giovani e con meno esperienza sono soliti chiedermi consigli che vanno anche oltre quello che è il mio lavoro.

Il pallavolista viene sottoposto ad un notevole stress fisico, anche perché troppo spesso le partite si susseguono a distanze molto brevi. Così facendo non si rischia che aumentano gli infortuni legati proprio allo stress?

Per quanto riguarda ciò, è di competenza del preparatore atletico e del coach Castellano che si rapporta con lo staff dei preparatori atletici del CrossFit Monopoli, i quali svolgono già un ottimo lavoro e personalmente posso solo dare loro dei suggerimenti sui carichi muscolari, che valuto durante il mio trattamento di fine allenamento. In base alle partite o alla distanza tra una partita e l’altra si valuta quale potrebbe essere il miglior lavoro da effettuare. Chi fa sport mette sul piatto della bilancia che corre dei rischi, quindi, il rischio di infortunarsi, di farsi male, il rischio comunque di non avere il fisico al 100%, anche se l’esigenza magari in quel momento lo richiederebbe. È chiaro che il nostro lavoro è anche quello di cercare di prevenire questi infortuni, di ridurli al minimo, così come di ridurre i tempi dell’infortunio.

Qual è l’attività che svolgi maggiormente con i pallavolisti?

La cosa più frequente, e diciamo che poi è un po’ il fulcro della nostra attività, è quello dell’attività strettamente di fisioterapia, quindi il lavoro manuale, massoterapico inteso proprio come massaggio con le mani sui muscoli. Il trattamento più frequente che il pallavolista richiede è lo scarico muscolare, in quanto alcuni gruppi muscolari a causa dei gesti ripetuti come il salto, l’attacco e via dicendo, tendono ad entrare in tensione e quindi si cerca di renderli nuovamente elastici. Poi ognuno di loro ha un curriculum sanitario che va rispettato, che è legato all’età, a quanto gioca ed è legato anche alla sua storia.

Tra lo staff tecnico, qual è la figura che più ti affianca?

È sicuramente coach Maurizio Castellano, in quanto oltre ad essere il primo allenatore ed ex pallavolista, è laureato in scienze motorie per cui riesce a modulare a livello ottimale la parte atletica dei pallavolisti, infatti, è la figura con cui mi confronto spesso e ci diamo dei suggerimenti a vicenda sul lavoro che si ritiene più opportuno svolgere. 

Durante il tuo percorso lavorativo con chi hai stretto un legame di amicizia?

Nel club della Materdominivolley.it è facile entrare in sintonia con tutti, dai dirigenti allo staff tecnico ed infatti il rapporto si basa su una certa stima e perché no, anche sull’amicizia. Ovviamente, lo staff tecnico è quello con cui sono a più stretto contatto e quindi oltre alla stima e al lavoro di equipe che svolgiamo si viene a creare un legame più forte e di intesa. Fortunatamente mi piace stare a contatto con i giovani e direi che ce ne stanno tantissimi giocatori, ovviamente con i veterani ho un legame più forte di effetto e amicizia: Alessio Fiore, Giovanni Gargiulo, Stefano Patriarca, Leo Battista; per citarne alcuni.  

In questo periodo di emergenza sanitaria con lo stop dei campionati, gli atleti si allenano a casa. Qual è il tuo supporto in questo momento?

Purtroppo, tutti gli atleti dal momento del lock down si stanno allenando a casa, seguendo un percorso predisposto dal preparatore atletico. Se hanno bisogno del mio supporto, mi chiedono consigli tramite videochiamata su come alleviare alcuni sintomi, ma ciò accade molto raramente.  

Qual è il tuo consiglio per tutti coloro che si allenano autonomamente in questo periodo?

Per quanto riguarda gli atleti, devono sempre mantenere una condizione fisica ottimale in modo da essere pronti per la nuova stagione. Per tutti invece, stare a casa rimanendo in forma è possibile, basta seguire alcuni suggerimenti per un allenamento sano ma sicuro. Certo, in questa situazione mantenersi attivi può diventare un problema. Soprattutto per chi è assiduo frequentatore di palestra, chi gioca a tennis, chi è abituato alla partita di calcetto o chi va alla lezione di pilates o yoga. Ma non è detto. Con un po’ di buona volontà e i consigli giusti, in tempi di smart working, possiamo trasformare la nostra casa nella nostra palestra. Inoltre, senza attività può succedere che il corpo cominci a farsi sentire. E spesso la miglior via di comunicazione è il dolore. Una semplice e chiara richiesta di movimento.

Vorresti dare anche un consiglio a tutti quei giovani che vorrebbero svolgere l’attività di fisioterapista sportivo?

Per svolgere questa attività ci vuole passione per quello che è il desiderio di risolvere le problematiche fisiche di un altro soggetto e per quanto riguarda i pallavolisti professionisti devi cercare di risolvere il problema nel minor tempo possibile, di rimetterlo in forma per poter scendere in campo. Bisogna sempre rispettare le regole e i canoni del lavoro. Poi ci vuole una grande disponibilità al lavoro, noi lavoriamo infatti senza orari: lavoriamo di mattina, di pomeriggio, di sabato, di domenica; si lavora sempre. Ci vuole una grande disponibilità e una grande determinazione, potrebbero esserci dei momenti in cui ci si può scoraggiare perché le cose non vanno benissimo o perché comunque non si riesce a risolvere un problema di qualcuno. Ho imparato molto dal campo sportivo a livello professionale, in quanto si fa esperienza di alcune problematiche che difficilmente incontri nel mondo della fisioterapia. Direi un’esperienza gratificante quella di far parte di un gruppo di lavoro, poi ovviamente oltre alla passione questa attività va supportata dagli studi universitari. Certamente non è un’attività che si può improvvisare.   

Debora Dell’Erba – Ufficio Stampa

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